É sem dúvida o mais conhecido escritor grego contemporâneo. Nascido em Atenas em 1966, é poeta, dramaturgo, Fellow no International writing program da Universidade do Iowa, e estudioso — entre outras — da História das Religiões e… super cotado para o Nobel de Literatura. O livro que o tornou internacionalmente famoso, Poena Damni, foi escrito originalmente em grego, apesar do título em latim (não confundir, não é Poema, mas Pena do Danado, o que já não tem mais a esperança de ver Deus).
Considerado como um dos mais importantes poetas e dramaturgos gregos contemporâneos, Dimitris Lyacos lança no Brasil o seu “Poena Damni”, obra composta por partes independentes, mas concatenadas por uma profunda e trágica imersão na solidão, na angústia e na tristeza. O livro de poemas tem a tradução de José Luiz Costa e a publicação acontece em terras brasileira sob a coordenação da Relicário. Concebido ao longo de trinta anos, a obra explora a busca pela identidade, a perda da fé, o sofrimento humano, a doença mental e a possibilidade (ou não) da redenção diante do caos.
Vi è un istante di sospensione in cui tutto è travolto, e vacilla: la realtà solida e profonda che la persona si arroga viene meno, e, in luogo di essa, restano presenze assai più intense, mobilissime, violente, inesorabili. E in questo disorientamento lo spirito distingue male ciò che imperversa nell’inferno ove lo trascina e precipita il suo turbamento: l’oscura diversità dei fantasmi e degli incubi di cui egli lo popola, tradisce la sua estrema emozione. E null’altro sussiste più all’infuori di forze che possiedono esse stesse una violenza paragonabile a quella della tempesta scatenata». Queste righe postume di Georges Bataille descrivono l’atmosfera perturbante nella quale l’uomo viene a trovarsi nel momento in cui si trova bruscamente rigettato «fuori di sé», incapace di mantenersi nella forma di un’identità stabile e compiuta. L’«istante di sospensione in cui tutto è travolto» è, naturalmente, in Bataille, l’istante della morte, l’istante della mia morte o - per dirla con Maurice Blanchot - «l’istant de ma mort désormais toujours en istance»: non l’istante di una morte effettiva, di una morte compiuta, realizzata, ma l’incompiutezza stessa della morte, lo sprofondamento all’interno di una esistenza senza esistente in cui a dominare è un sentimento d’impotenza e d’orrore di natura tragica.
Breve exposição sobre a trilogia poética publicada nos últimos anos pelo poeta grego contemporâneo, Dimitris Lyacos: "Poena damni", uma espécie de Odisseia às avessas, situada no ambiente pós-apocalíptico da contemporaneidade. Em meu vídeo-comentário, sugiro algumas linhas de interpretação possível desse grande enigma.
coming soon
Uma Odisseia contemporânea em três volumes [traduzido diretamente do grego]
Alla poesia straniera sarà dedicato lo spazio “Poesia sconfinata”.
Poesia SconfinateShort excerpt from the new book "UNTIL THE VICTIM BECOMES OUR OWN" read in Italian
Si comincia con Dimitris Lyacos, il maggior poeta greco contemporaneo, che reciterà i suoi versi intervallato da un coro alpino ...
Cosa sarà mai questo Poena damni del greco Dimitris Lyacos, tradotto in italiano da Viviana Sebastio per le edizioni ilsaggiatore, dopo essere stato tradotto in sette lingue e dopo che Lyacos è diventato uno scrittore per il quale si parla ogni tanto di premio Nobel? Apriamo il libro, formato da tre volumetti intitolati Z213:Exit, La gente dal ponte e La prima morte, e ci troviamo a leggere un racconto in prosa: «Mangiavamo insieme ogni tanto... Tre quattro cinque tra noi ci volevamo bene Veniva uno del personale con una lista E li portavano in un posto speciale E li prendevano da lì e li calavano dentro la fossa... E si sentiva gridare fino alle ultime case e tutti capivano...», e anche noi capiamo che queste persone, gettate vive in una fossa, sono condannate a morire lentamente nel terrore, forse a causa di quella che Lyacos chiama «la violenza istituzionalizzata».
Un'opera nuova (qualcuno ha parlato di surfiction), che riscrive le regole della letteratura ibridando i generi e che inizia proiettandoci da subito nelle pagine di un testo che si fatica a decriptare. Una sintassi piegata alle esigenze della scrittura, con l'eliminazione di aggettivi e avverbi e l'inserimento di spazi bianchi, cesure improvvise, frasi che sembrano scontrarsi, pensieri che si accavallano, salti di ritmo e di argomento: questo è il biglietto da visita con cui Lyacos si presenta al lettore.
Dimitris Lyacos, poeta greco classe ’66, nel corso di un trentennio di attività letteraria, ha composto il trittico Poena Damni, oggi disponibile in italiano nell’elegante cofanetto edito dal Saggiatore (traduzione di Viviana Sebastio, pagine 328, euro 23). [...]
Di fronte a questo Poena Damni dello scrittore e drammaturgo greco Dimitris Lyacos, trilogia pubblicata in elegante cofanetto da Il Saggiatore, viene voglia di fare il lettore incontentabile
Evaso da un carcere, un ospedale o una città distrutta, il protagonista, un Ulisse gettato in un cosmo senza dèi, attraversa le macerie di un mondo violato da una catastrofe bellica. Giunto in una stazione, compra un cappotto logoro, appartenuto a un soldato, nella cui tasca trova una Bibbia tempestata di arcane annotazioni. Da quel momento deciderà di scrivere un diario per raccontare il viaggio che lo ha portato fino a lì: la fuga da una morte collettiva; da un’Apocalisse in cui non vi è speranza di catarsi.
Si presenta al nostro pubblico con il botto, o meglio col nero cratere che segue a un botto. All'interno del cofanetto tascabile presentato dal Saggiatore si trovano i tre piccoli ma micidiali volumi - Z213: Exit, Con la gente dal ponte, La prima morte - dell'opera a cui Lyacos ha dedicato trent'anni della propria esistenza tra riscritture, inserti, ritocchi, tracimazioni transmediali tra teatro e arti visive. E' chiaro da subito che il poeta greaco [...]
CI SONO vari modi per raffigurare, attraverso la letteratura, il mondo in caduta libera che abitiamo. Ci sono racconti chemuovono dalla contingenza, che necessitano di un appiglio con la realtà seppure poi scelgano di allontanarsene. [...]
Fonti di ispirazione di Dimitris Lyacos: «La Bibbia certo, e l'Antico testamento in particolare per il primo libro, i presocratici, ma ovviamente la filosofia non solo greca, la tragedia greca, Dante». E poi: antropologia, teologia, fisica, poesia, logica... E ancora: «Parlando della mia trilogia, qualche volta ho notato che Z213: Exit è il mio libro ebraico, Con la gente dal ponte quello cristiano e La prima morte il libro greco. Uno potrebbe pensare a Filottete». Del resto, non è strana questa influenza della cultura greca antica, dato che Lyacos è nato ad Atene nel 1966. E non è strano che il protagonista sia un uomo in viaggio, come Ulisse, immerso in una fuga allucinogena fra terre desolate, prigioni, amori inutili, violenza, morti che risorgono, visioni divine [...]
Poena Damni di Dimitris Lyacos è un'opera narrativa, composta da tre libri — Z213: Exit, Con la gente dal ponte, Lo prima morte — non facilmente catalogabile. Si esita a definirlo romanzo, seppure le parti in prosa siano maggioranza; non è neppure poesia, anche se l'atto conclusivo della trilogia è composto da 14 liriche e prose liriche. Contestualmente Poena Damni reclama il diritto a essere messa in scena: il secondo volume è una sorta di sacra rappresentazione sacrificale con movenze tipiche delle moralità medioevali. Un'opera indecifrabile, quindi, che descrive un'apocalisse, dove ogni cosa sembra congiurare verso la distruzione: in questo scenario apocalittico, che riprende per movenze certi passaggi della Terra desolata di Eliot e il suo procedere frammentario, si muove un uomo fuggito da una prigione, un ospedale, comunque un luogo dove si è «rinchiusi», o un metaforico inferno. Quest'uomo vuole tornare a casa e si ritrova a contemplare le rovine del mondo in cui ha vissuto, rovine che, appunto .1a maniera di Eliot, puntella con citazioni tratte dalla Bibbia, dall'Iliade e dall'Odissea. È proprio a quest'ultima che pensiamo, primariamente, quando immaginiamo l'uomo che attraversa avventure per infine giungere alla soglia di casa, ma se Payte aveva costruito un catalogo quotidiano della nostalgia, a concludersi con il ritorno al grembo della madre Molly, in lyacos tutto questo è assente, il viaggio non si con-elude con una riconciliazione, non è pacificato; l'invocata pace con la quale si chiude il poema di Eliot o il sonoro «Sì» che esplicita la fine del viaggio in joyce non sono previsti in que-sto movimento. Forse più che Ulisse, che compare citato una volta sola, ii fuggiasco è llosè, come l'ambi guità del termine greco éxodos pare suggerire: esso significa certamente «uscita», quella che usiamo per lasciare un aeropor-to o una stazione (luoghi che tornano nel testo), ma ci riporta anche all'esodo biblico, versamento del deserto. Non è casuale quindi che l'episodio della divisione delle acque ven-ga riscritto o meglio -citato» nella sua interezza; né altrettan-to casuale che le ultime pagine della trilogia siano la descrizio-ne, cruenta, forte, a tratti per-turbante di un sacrificio, del sacrificio dell'Agnello. La componente biblica del testo di Lyacos è fortissima e diventa centrale sia nel secondo sia nel terzo libro della trilogia, dove la struttura narrativa, se mai c'è stata, scompare lascian-do il passo a una rappresenta-zione sacra, in cui la morte pare la fine di ogni cosa, ma se Poe-na Damni è un esodo esso si deve concludere con l'arrivo o almeno la promessa di una ter-ra nuova Così nell'ultima lirica l'Io narrante sempre in bilico tra morte e dissoluzione può an-nunciare: «Eppure sono sah-o, non nel mondo/ ma neppure fuori da esso». In questa tra-scendenza lo scrittore vede la salvezza, che si condensa nel-l'immagine conclusiva di «una carrozzina» (simbolo di rinasci-ta) che ruote spingono d'istinto «all'infinito», e così chiude questo esodo/odissea della nostra modernità.