REVIEW ITALIAN EDITION BY DEMETRIO PAOLIN

Corriere Della Sera

Published: Oct 2022
Location: Milan, Italy
Reviewed by: Demetrio Paolin
Language: Italian
Review of book: POENA DAMNI: THE TRILOGY

Poena Damni di Dimitris Lyacos è un'opera narrativa, composta da tre libri — Z213: Exit, Con la gente dal ponte, Lo prima morte — non facilmente catalogabile. Si esita a definirlo romanzo, seppure le parti in prosa siano maggioranza; non è neppure poesia, anche se l'atto conclusivo della trilogia è composto da 14 liriche e prose liriche. Contestualmente Poena Damni reclama il diritto a essere messa in scena: il secondo volume è una sorta di sacra rappresentazione sacrificale con movenze tipiche delle moralità medioevali. Un'opera indecifrabile, quindi, che descrive un'apocalisse, dove ogni cosa sembra congiurare verso la distruzione: in questo scenario apocalittico, che riprende per movenze certi passaggi della Terra desolata di Eliot e il suo procedere frammentario, si muove un uomo fuggito da una prigione, un ospedale, comunque un luogo dove si è «rinchiusi», o un metaforico inferno. Quest'uomo vuole tornare a casa e si ritrova a contemplare le rovine del mondo in cui ha vissuto, rovine che, appunto .1a maniera di Eliot, puntella con citazioni tratte dalla Bibbia, dall'Iliade e dall'Odissea. È proprio a quest'ultima che pensiamo, primariamente, quando immaginiamo l'uomo che attraversa avventure per infine giungere alla soglia di casa, ma se Payte aveva costruito un catalogo quotidiano della nostalgia, a concludersi con il ritorno al grembo della madre Molly, in lyacos tutto questo è assente, il viaggio non si con-elude con una riconciliazione, non è pacificato; l'invocata pace con la quale si chiude il poema di Eliot o il sonoro «Sì» che esplicita la fine del viaggio in joyce non sono previsti in que-sto movimento. Forse più che Ulisse, che compare citato una volta sola, ii fuggiasco è llosè, come l'ambi guità del termine greco éxodos pare suggerire: esso significa 
certamente «uscita», quella che usiamo per lasciare un aeropor-to o una stazione (luoghi che tornano nel testo), ma ci riporta anche all'esodo biblico, versamento del deserto. Non è casuale quindi che l'episodio della divisione delle acque ven-ga riscritto o meglio -citato» nella sua interezza; né altrettan-to casuale che le ultime pagine della trilogia siano la descrizio-ne, cruenta, forte, a tratti per-turbante di un sacrificio, del sacrificio dell'Agnello. La componente biblica del testo di Lyacos è fortissima e diventa centrale sia nel secondo sia nel terzo libro della trilogia, dove la struttura narrativa, se mai c'è stata, scompare lascian-do il passo a una rappresenta-zione sacra, in cui la morte pare la fine di ogni cosa, ma se Poe-na Damni è un esodo esso si deve concludere con l'arrivo o almeno la promessa di una ter-ra nuova Così nell'ultima lirica l'Io narrante sempre in bilico tra morte e dissoluzione può an-nunciare: «Eppure sono sah-o, non nel mondo/ ma neppure fuori da esso». In questa tra-scendenza lo scrittore vede la salvezza, che si condensa nel-l'immagine conclusiva di «una carrozzina» (simbolo di rinasci-ta) che ruote spingono d'istinto «all'infinito», e così chiude questo esodo/odissea della nostra modernità. 

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