Cosa sarà mai questo Poena damni del greco Dimitris Lyacos, tradotto in italiano da Viviana Sebastio per le edizioni ilsaggiatore, dopo essere stato tradotto in sette lingue e dopo che Lyacos è diventato uno scrittore per il quale si parla ogni tanto di premio Nobel? Apriamo il libro, formato da tre volumetti intitolati Z213:Exit, La gente dal ponte e La prima morte, e ci troviamo a leggere un racconto in prosa: «Mangiavamo insieme ogni tanto... Tre quattro cinque tra noi ci volevamo bene Veniva uno del personale con una lista E li portavano in un posto speciale E li prendevano da lì e li calavano dentro la fossa... E si sentiva gridare fino alle ultime case e tutti capivano...», e anche noi capiamo che queste persone, gettate vive in una fossa, sono condannate a morire lentamente nel terrore, forse a causa di quella che Lyacos chiama «la violenza istituzionalizzata».